NOTIZIE STORICHE
Le origini del Santuario
Il nostro Santuario
ha origini molto antiche. Una chiesa
dedicata a San Salvario (Santissimo Salvatore), infatti, è citata per la
prima volta in un documento dell’anno 880, ritenuto, però, in seguito un
falso piuttosto tardivo. La prima data sicura, perciò, in cui compare la
chiesa è l’anno di un atto di donazione, il 1039. Dopo il continuo passaggio
da un proprietario all’altro nel corso dei secoli, nel 1450 il terreno su
cui era costruita la chiesa, il mulino e le case vicine passarono ai Lampugnani, i nuovi feudatari di Casale. |
Intanto nella prima metà del XV secolo un
vasaio casalino,
aiutato da un viandante sconosciuto, modellò nella creta una statua della
Madonna con il Bambino Gesù, posta poi nell’antica chiesa di San Salvario.
La statua di austera bellezza fu subito venerata e la chiesa divenne meta di
molti devoti. Io affermerei che fu “amore a prima vista” ed è così che la
devozione alla “nostra” Madonna ebbe inizio, rafforzandosi ancora di più dal
1574 e divenendo da allora sempre più grande e intensa.
In quell’anno,
infatti, avvennero le apparizioni: per più sere si videro processioni di
frati Cappuccini che andavano con lumi accesi a rendere omaggio alla Vergine
Santissima, finché Lei stessa apparve a benedire quel luogo. Migliaia di
persone piene di meraviglia, entusiasmo, commozione, provenienti da Casale e
dai paesi vicini, assistettero a questi straordinari avvenimenti.
Alla luce
dei nuovi fatti la Confraternita dei Disciplini di Santa Marta, con sede
nella chiesa di Sant’Antonio, chiese ai Lampugnani il terreno su cui sorgeva
la chiesa di San Salvario per meglio custodirla. Essi rifiutarono e perciò i
Disciplini portarono la statua della Madonna in Sant’Antonio. La tradizione,
però, racconta
che passò la notte e poco prima
dell'alba una donna mentre percorreva il sentiero che da casa portava verso
i campi si incontrò con l'immagine della Madonna che ritornava da sola nella
sua Chiesina di San Salvario.
La statua fu ritrovata in San Salvario, segno che la
Madonna voleva essere onorata proprio lì.
Si decise così di fondare un
convento di Cappuccini in quel luogo. |
LA TRADIZIONE POPOLARE Nel 14° secolo in CasaIpusterlengo viveva un giovane pio e devoto,
che lavorava modellando e cuocendo vasi di creta: un Vasaio.
Un giorno mosso da una speciale devozione verso la Madre di Dio volle onorarla
con la sua arte. Modellò con tenera argilla una statua della Vergine e non gli
riusciva di modellare bene le teste della Madonna e dei Bambino, mentre si
sforzava si trovò accanto uno sconosciuto vestito da pellegrino che gli offri il
suo aiuto.
Il vasaio accolse
volentieri la sua proposta e così l'ignoto pellegrino con abili
tocchi, completò e perfezionò la statua, ma lavorò solo sui
volti, rispettando il lavoro dei vasaio, poi scomparve.
Esterrefatto e compiaciuto dei bellissimo lavoro che l'aiutante
aveva fatto, portò alla fornace la statua e quando la ritirò,
essendo così bella, non gli sembrò giusto lasciarla nella sua
umile casa e quindi la portò nella cappella detta di San Salvario che doveva essere stata di un'antica chiesa della quale
ancora oggi si hanno notizie storiche più che millenarie. La
collocò nella nicchia in alto e volle che fosse presente anche
un sacerdote a benedirla e in San Salvario quel giorno fu una
grande festa.
Da quel giorno le persone incominciarono a recarsi a quella
chiesetta, prima per curiosità, poi per devozione.
Quando il vasaio morì, la devozione attorno alla Madonna a poco
a poco si ridusse e così il silenzio ritornò a San Salvario.
Solo qualcuno nel silenzio si inginocchiava a pregare.
Dietro la Cappelletta c'era una piccola stanza che divenne la casa di
quella persona umile e sconosciuta, la storia lo ha chiamato
"l'Eremita" o il "Romito".
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Scene dipinte nella volta
della chiesa
Il vasaio e il pellegrino
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Le apparizioni |
La madonna torna nella
chiesina di San Salvario
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L'arrivo dei cappuccini
A questo punto
i Lampugnani cedettero la chiesa e il terreno vicino, così che il 26
settembre 1574 due frati giunsero a Casale per prenderne possesso. Pochi
giorni dopo fu benedetta la prima pietra e s’iniziò con grande impegno a
costruire il convento sotto la direzione di P. Marco da Bergamo coadiuvato
da Fra Fortunato da Milano. Nell’arco di due anni il convento fu pronto; nel
piano inferiore fabbricarono il coro, il refettorio, la cucina, il
ripostiglio e "una piccola stanzietta col camino" per ricevere quando
bisognasse "li peregrini e forestieri", mentre al piano superiore le
celle.
Era un convento
povero che, però, all’inizio ospitava sin al numero di venti frati
con a capo il padre Domenico da Brescia, primo guardiano. Subito tra il
popolo di Casale e i padri Cappuccini si creò un legame di grande affetto e
stima che crebbe sempre più con il trascorrere degli anni. E ne sono passati
di frati nel corso dei secoli…
Il convento, purtroppo, a distanza di soli vent’anni presentò dei problemi e
si discusse a lungo se rifarlo lì dov’era o ricostruirlo altrove, vista
anche l’aria malsana che vi si respirava essendo posto sulla riva del
Brembiolo. In questa discussione s’inserì il principe Teodoro Trivulzio che
insitette affinché i Padri lasciassero San Salvario e si trasferissero a
Codogno, dove lui avrebbe costruito convento e chiesa a sue spese. I Frati
rifiutarono e decisero sia di rimanere a Casale sia di ricostruire il
convento lì dov’era, a lato della chiesa, anche per fedeltà alla Madonna che
aveva scelto quel luogo. |
Nel 1615 fu
approvata la rifabbrica nel sito primiero e due anni dopo iniziarono i
lavori, che si limitarono a ricostruire il dormitorio doppio che era sopra
il refettorio perché minacciava apertamente rovina. La popolazione di
Casale, nonostante la situazione di povertà dell’epoca, si offrì di portare
gratuitamente i materiali necessari per i lavori: legnami, pietre, calcina e
sabbia anco con carri et bovi. I cittadini furono sempre disponibili e
generosi verso i Padri e lo sono tuttora.
E la chiesa? Negli
Atti della Visita Pastorale che Mons. Bossi vi effettuò nel 1584 si legge:
la chiesa è decorosa. Vi si trovano due altari, decorosamente edificati, ma
all’altar maggiore sarebbe bene aggiungere un terzo gradino e la predella.
Il sacrario è indecente. Dietro l’altar maggiore c’è la sacrestia… È
decorosa e serve da coro. Nel 1615 il Padre Generale Paolo da Cesena stabilì
che la Chiesa no s’atterrasse, ma solamente fosse riparata, dove lo
richiedeva il bisogno. Passarono ancora alcuni anni prima di iniziare i
lavori. Nel 1621 per il gran bisogno, che si vedea esservi i Frati
chiesero al nuovo Padre Generale di poter ricostruire la chiesa, invece di
restaurarla.
La nuova chiesa
Ottenuta la licenza
il 12 luglio 1621 Padre Cirillo da Maggiora predicatore e guardiano del
convento pose la prima pietra. Fu conservata l’antica cappella dov’era stata
posta la statua della Madonna, mentre sorse la navata com’è oggi, con il
presbiterio e il coro trasversalmente. In questo modo la cappella venne a
trovarsi sul lato destro ed ancora oggi possiamo vederla, perché è l’attuale
terza cappella ed è quindi ciò che rimane dell’antica chiesa di San Salvario.
Il 25 aprile 1622
Padre Cirillo celebrò la prima messa nella nuova chiesa, mentre il 5
novembre 1624 fu consacrata da Mons. Michelangelo Seghizzi, Vescovo di Lodi
e dedicata al Santissimo Salvatore e a San Francesco. |
Cartolina storica sec. XX |
La chiesa nel 1723,
un secolo dopo la sua consacrazione, subì notevoli cambiamenti: la volta fu
innalzata di cinque braccia per darvi maggior luce, il pavimento fu rifatto
e ai lati della cappella della Madonna se ne edificarono altre due. Una di
queste – l’attuale seconda cappella a destra – fu dedicata a San Giuseppe, e
vi fu posta una tela di Pietro Maggi ed è l’attuale seconda cappella a
destra; l’altra dedicata a San Felice da Cantalice con un quadro di Tommaso
Formenti, corrispondeva all’attuale quarta cappella a destra. Le ancone e i
cancelli o rastrelli in legno di noce delle due nuove cappelle e di quella
della Madonna furono fatte, tra il 1723 e il 1725, da fra Francesco da
Cedrate, famoso intagliatore.
Egli eseguì anche
un nuovo e prezioso tabernacolo in legno che ancora oggi possiamo ammirare a
destra del presbiterio. Sopra l’altare maggiore si trovava un quadro datato
1593 rappresentante l’Ascensione del Signore del pittore cremonese Giovan
Battista Trotti, detto il Malosso. Nel 1751 fu collocato sotto la mensa
dell’altare della Madonna un Cristo deposto dalla croce dello scultore
milanese Lentignani, che possiamo vedere ancora oggi. Il convento, invece,
fu modificato ed ampliato nel 1684, nel 1718/19 e nel 1753.
La devozione dei fedeli
e le tante grazie ricevute culminarono nell’incoronazione della Madonna e
del Bambino, riservata alle immagini sacre più famose e venerate, avvenuta
il 3 settembre 1780. Il dipinto che ricorda che ricorda quell'importante
avvenimento fu posto sulla facciata del Santuario quel giorno e oggi lo
possiamo vedere nel coro dei frati sul retro della nicchia che ospita la
statua della Madonna. |
Il XIX secolo
Venne poi l’epoca cupa delle soppressioni… Nel 1805,
durante la dominazione francese, chiesa e convento furono chiusi e i frati
furono costretti ad andarsene con grande dispiacere della popolazione. Il
parroco Don Alessandro Rosa, però, reclamò e ottenne la restituzione della
chiesa di San Salvario, in quanto sussidiaria della Parrocchiale, così che
le funzioni poterono continuare.
Nel 1818
fu edificato il nuovo campanile con tre campane e nel 1825 la chiesa fu
dotata di un organo costruito da Carlo Bossi di Bergamo. A Casale tutti
desideravano che i frati ritornassero… Finalmente, dopo lunghe trattative,
nel 1844 il governo austriaco approvò la proposizione di Mons. Vescovo
per il ripristino in Casalpusterlengo di un convento di Cappuccini in numero
dodici fra Sacerdoti e Laici.
Dell’antico
convento restavano un corridoio aderente alla Chiesa con sei
stanze al piano superiore, diversi locali terreni ed un altro corridoio
superiore. Fu costruita, così, una nuova ala comprendente il refettorio
e il riscaldatorio a pian terreno e diciotto cellette. I problemi, però, non
erano ancora finiti per i nostri frati… Nel 1861 fu proclamato il Regno
d’Italia e nel 1868 ci fu una nuova soppressione. I Padri poterono tornare
nel 1873 e solo nel 1879 fu possibile la riconsegna ufficiale del convento.
Alla fine
del XIX secolo furono fatti importanti lavori di ampliamento e
trasformazione della chiesa. Nel 1892 la statua della Madonna fu tolta dalla
cappella originaria (l’attuale terza cappella a destra) e posta in una
grande nicchia con ancona costruite appositamente sopra l’altare maggiore.
Il presbiterio fu rifatto nuovo con balaustra e cancellata.
Il quadro dell’Ascensione fu spostato nell’attuale terza cappella a
sinistra, dove si trova ancora oggi. La statua della Madonna fu sostituita
da quella di San Francesco e successivamente da quella del Sacro Cuore di
Gesù.
Nel 1893 la
navata fu allungata sul davanti e fu così costruita la cantoria sopra
il portone d’ingresso, furono aggiunte a sinistra le tre cappelle con le
cancellate di fronte a quelle già esistenti, fu edificata la nuova facciata
con due portichetti a lato e i locali adiacenti, mentre sul campanile fu
posto l’orologio. Le due lapidi marmoree che si trovavano in presbiterio
furono spostate alla parete interna della facciata. La chiesa e i tre tondi
della volta furono affrescati dal pittore Zambellini di Lodi. Vi si
trovavano anche tre vecchi confessionali ed il pulpito di noce. |
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Nel 1897 la chiesa
si presentava così: alla vecchia
facciata tinteggiata a strisce di marmo, e che era sufficientemente armonica
ed elegante, altra ne fu costruita…di linee né slanciata né eletta, ed in
disaccordo di stili. Migliore impressione si ha all’interno: severa ed
affatto cappuccinesca è l’architettura e la disposizione degli altari ed
ampio e bello il presbiterio. In seguito il quadro di San Felice da
Cantalice fu spostato dalla quarta cappella a destra all’attuale seconda
cappella a sinistra, mentre al suo posto fu collocata una tela
rappresentante l’ultima comunione di San Francesco; un dipinto di
Sant’Antonio da Padova fu sistemato nell’attuale quarta cappella a sinistra.
Ancora oggi questa è la disposizione delle cappelle.
Nel 1900, anno del
giubileo, fu completata la facciata con le statue in terracotta del
Salvatore e di due angeli. |
I cambiamenti avvenuti
nel Convento e nel Santuario nel sec. XX
Dopo le grandi modifiche
apportate alla
chiesa alla fine del XIX secolo, Padre Isaia da Gerenzano, guardiano del
convento, sostenne l’idea di una nuova, decorosa e comoda strada di accesso
al Santuario e fu così che dal 1906 “prese vita” il Viale Cappuccini.
Passarono, però, alcuni anni e ci vollero espropri di terreni, donazioni,
insistenze, attese e decisioni prima che il Viale fosse completato.
Nel 1915
fu fatta, con le elemosine dei fedeli, una nuova veste ricamata in oro per
la statua della Madonna, da tempo immemorabile rivestita da un manto carico
di decorazioni che ricordava la Madonna di Loreto. Nel 1929, invece, si
stimò più conveniente lasciare la Sacra Immagine così come l’aveva modellata
il vasaio casalino. Dall’8 dicembre di quell’anno, quando ebbe inizio con
un’affollatissima processione l’Anno Giubilare dell’incoronazione, il
simulacro si presenta senza alcun paludamento. L’ultimo vestito che ricoprì
la statua dal 1915 al 1929 fu, quindi, esposto in una teca che tutti noi
oggi possiamo vedere nella quarta cappella a destra.
Nel 1930 ricorrevano i 150 anni dall’incoronazione
e si vollero restituire alla Madonna e al Bambino le corone scomparse
durante la dominazione francese. Sua Eminenza il Card. Schuster Arcivescovo
di Milano, attorniato da dieci Vescovi, incoronò la statua la seconda volta.
Nel 1932
il Santuario fu arricchito di due nuove cappelle.
P. Carlo da Abbiategrasso
Nella prima a destra, proprio in
quell’anno, furono trasportati i resti mortali del Servo
di Dio Padre Carlo d’Abbiategrasso. La prima a sinistra, dedicata a
San Francesco d’Assisi, fu donata con la statua marmorea del Santo e
l’altare dai familiari in memoria del Cav. Uff. Bartolo Rossi. Tra il 1932 e
il 1933 fu sistemato il sagrato e furono edificati i portici, la foresteria
per i pellegrini, il coretto per gli uomini, gli attigui confessionali e il
chiostro piccolo. |
Nel 1942 Padre Domenico da
Origgio,
guardiano del convento, fece sostituire nella nicchia della Madonna gli
angeli che la circondavano (oggi si trovano nella Pinacoteca del Convento)
con l’attuale composizione plastica rappresentante i frati delle apparizioni
e un gruppo di abitanti. Nel 1953 la facciata fu completamente restaurata ed
arricchita di mosaici; il sagrato fu riordinato e recintato. Nel 1960 fu
sistemato il chiostro grande. |
Il Tabernacolo
Sull’altare maggiore si trovava un monumentale tabernacolo in legno costruito nel 1723
dall’ebanista, intagliatore e intarsiatore fra Francesco da Cedrate. Dello
stesso artista nel 1964 arrivò dal Convento dei Padri Cappuccini di Bergamo
un altro tabernacolo in legno, avorio e pietre, gemello di quello presente
nel “nostro” Santuario, il quale fu collocato sull’altare dell’Ascensione
(terza cappella a sinistra).
Qualche mese fa
Padre Mariano Brignoli ha ritrovato un articolo del 28 gennaio 1965
(pubblicato sulla rivista “Mobilia”), in cui si parla proprio del
tabernacolo giunto nel “nostro” Santuario da Bergamo. Esso è così descritto:
a forma di tempietto, ben proporzionato, si eleva da una base a sezione
semi-esagonale, per svettare in una cuspide sormontata da un Crocifisso.
Sottili colonnine tortili lungo gli spigoli, prestano una leggera elevazione
alle facce lavorate e arricchite di sovrastrutture. Ha due porticine: su
una è raffigurato il Sacro Cuore di Gesù, sull’altra c’è una croce in
avorio.
Sempre dall’articolo del 1965
si hanno notizie relative a restauri cui fu sottoposto il tabernacolo nel
corso dei secoli. Si viene a sapere, infatti, che smontando la porticina del
ciborio fu rinvenuta una pergamena, dove su un lato si leggeva: 1768
messo in opera questa figura (l’immagine del S. Cuore sulla porticina); Io,
Giuseppe Casalini, falegname. Sull’altro lato, invece, si leggeva:
aggiustato e rimesso in nuovo nel 1866 dal padre Lorenzo da Milano,
guardiano di Bergamo e dal terziario Frà Aurelio da Milano.
Nel 2002
Padre Antonio Belingheri, parroco del “nostro” Santuario dal 1997 al 2008,
pensò di valorizzarlo. Il tabernacolo fu così tolto dall’altare
dell’Ascensione e affidato a Padre Umberto Cuni Berzi, che effettuò l’ultimo
restauro, in ordine di tempo. Egli ne realizzò anche il supporto e procurò
le cinque statuette raffiguranti la Madonna con Gesù Bambino e quattro Santi
(le precedenti erano state rubate nel corso degli anni). Una volta sistemato
fu collocato nella parete di destra dell’altare maggiore al posto di quello
a muro ed è lì che ancora oggi possiamo ammirarlo in tutta la sua bellezza. |
Dal 2002 il Tabernacolo,
costruito dal Frate ebanista
Francesco da Cedrate nel 1723, e restaurato da
P. Umberto Cuni Berzi è collocato a destra del presbiterio |
La nuova parrocchia
Il tabernacolo
restaurato
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Il
23 settembre 1970 Mons. Benedetti, Vescovo di Lodi, eresse canonicamente la
nuova Parrocchia e l’affidò ai Padri Cappuccini della Provincia Lombarda, da
secoli custodi del Santuario tanto caro alla Madonna e tanto amato dalla
popolazione di Casale e dintorni.
Il primo parroco, Padre
Sergio Caglio, sistemò il convento e la chiesa, tenendo conto delle
nuove esigenze parrocchiali. I frati si ritirarono al primo piano del
convento, mentre al pian terreno, refettorio, cucina, dispensa e locale per
la legna divennero aule per catechismo, riunioni e uffici. L’ortaglia fu
trasformata in campo per i giochi ed area sportiva.
La chiesa subì mutamenti
radicali. La cantoria sopra il portone d’ingresso fu demolita e alla
parete fu posta una tela del pittore Brambilla raffigurante la Visitazione,
proveniente dal Convento di Cerro Maggiore. L’organo del Bossi fu spostato
ad un locale a lato del presbiterio. Fu abbattuto l’altare maggiore e furono
aperti tre archi tra il presbiterio e il coro. Nell’arco centrale fu
collocata una cancellata con una croce di ferro battuto e un crocifisso
stampato su vetro policromo, oggi nella prima cappella a sinistra. Nel coro
dei frati, opera del perito falegname fra Zaccaria da Castano Primo, fu
messa una vetrata policroma.
Fu ampliata l’apertura
tra il presbiterio e il coretto degli uomini e fatto un nuovo altare di
marmo ed onice rivolto al popolo. Un tabernacolo a muro, sovrastato da un
mosaico raffigurante il Cristo che spezza il pane, fu collocato nella parete
di destra del presbiterio e sostituito poi nel 2002 da quello arrivato nel
“nostro” Santuario da Bergamo nel 1964. Nella parete di sinistra furono
posti la custodia degli Olii Santi, il fonte battesimale ed un mosaico
rappresentante il Cristo che ascende al cielo ed invia lo Spirito Santo. Il
restauratore Giuseppe Curti di Casale ripassò tutta la decorazione interna
riportandola ai colori originali. Nel 1976 furono messe le due vetrate sopra
le porte laterali, mentre nel 1977 furono montate le tre porte in rame
sbalzato e martellato.
Il secondo parroco, Padre
Luigi Caserini, continuò ad “arricchire” chiesa, convento ed oratorio.
Nel Santuario furono realizzati i confessionali e i due cancelletti delle
cappelle di San Francesco e di Padre Carlo d’Abbiategrasso. A lato della
chiesa furono ricavati un locale per la cancelleria e una grande sala oggi
utilizzata per il presepe e la pesca di beneficenza.
Il grande salone, che prima
accoglieva i pellegrini bisognosi di rifocillarsi, divenne auditorium
dedicato a Padre Carlo ed ospita ancora oggi varie rappresentazioni e
conferenze. Fu costruito un grande bar con sala giochi, dove sorgevano la
stalla e il fienile. Il tutto fu benedetto il 21 marzo 1982 da Mons. Paolo
Magnani, Vescovo di Lodi.
Nel settembre del 1984 fu inaugurata la Biblioteca Mariana, collocata nella parte più alta e
più antica del convento. Si tratta di una biblioteca specializzata, una
delle poche presenti in Italia, che raccoglie prevalentemente libri mariani.
Attualmente, grazie anche a varie donazioni, contiene quasi 5.000 volumi,
circa 150 libri antichi, riviste religiose, il bimestrale “La Madonna dei
Cappuccini” completo dal 1948, moltissimi santini e cartoline. In
questi anni è stato fatto un grande lavoro di catalogazione, che però non è
ancora terminato. L’obiettivo finale è comunque quello di riuscire, un
giorno, ad aprirla al pubblico e mettere così a disposizione di tutta la
comunità questo importante patrimonio.
Nel 1985, nel locale
accanto alla biblioteca, fu inaugurata la Pinacoteca, per conservare
tutto ciò che riguarda il Santuario: tavolette ex-voto, quadri, medaglie
commemorative, arredi di chiesa ecc. Un settore è dedicato anche a Padre
Carlo d’Abbiategrasso.
Nel 1987 fu realizzato il
chiostro dell’Ave Maria: in mezzo una bellissima statua
dell’Immacolata dedicata ai “figli non nati” e sulle pareti sessanta
formelle di maiolica con l’Ave Maria in diverse lingue.
Il terzo parroco, Padre
Mariano Brignoli, arrivò nel 1988. La prima decisione che prese fu di
risolvere il problema dell’umidità delle pareti della chiesa. Lo zoccolo di
marmo che fasciava tutto l’interno era corroso dalla salsedine e l’intonaco
sgretolato, per questo furono tolti. Furono fatte iniezioni di silicone nei
mattoni e si rivestirono le pareti con un intonaco particolare, risolvendo
il problema. Fu resa necessaria la tinteggiatura e la decorazione delle
pareti, delle cappelle, di tutto il presbiterio ed una nuova illuminazione.
Rimise a nuovo il campanile: copertura in rame della cupola, sostituzione
della Croce, posa dei parafulmini, revisione dell’impianto elettrico.
Padre Antonio Belingheri,
quarto parroco, arrivò nel 1997 e in 11 anni rinnovò e sistemò chiesa,
convento ed oratorio. Prima di tutto, furono rifatti il tetto del Santuario
e del convento e sistemate la parte laterale della chiesa e la parte esterna
del convento. Le ancone di legno delle cappelle furono pulite, fu rinnovato
il coro dei frati e ristrutturato l’organo. Fu rimesso a nuovo anche tutto
l’oratorio, furono sistemate le aule, fornite poi di nuovi arredi, fu creato
un nuovo spazio giochi, furono costruiti nuovi spogliatoi, fu fatta la Sala
Camino, sistemato il teatro e realizzato il parcheggio ad esso antistante.
Furono sistemate la Biblioteca Mariana, la mensa dei frati, il refettorio
grande e i due chiostri, mentre su disegno dell’architetto Godio fu
realizzato il Salone Tau.
Nel 2008 è arrivato
Padre Vitale Maninetti, il quinto parroco nella storia del “nostro”
Santuario. Egli ha voluto creare un piccolo museo dedicato a Padre Carlo
d’Abbiategrasso.
di
Simona SORDI .
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