Centenario professione p. Arsenio da Trigolo

Lovere 25.06.2009

P. Fedele Merelli cappuccino

Ricorre quest’anno il centenario della morte del servo di Dio p. Arsenio Migliavacca da Trigolo, avvenuta a Bergamo il 10 dicembre 1909.

Tra le varie celebrazioni programmate si è voluto inserire questa qui a Lovere dove p. Arsenio, il 25 giugno 1903 alle ore 9,30 fece la sua professione semplice, come si chiamava allora o, come si dice oggi, professione temporanea. Non è un centenario tondo e perfetto, ma il 106° anniversario.

Questa giornata può essere molto di più di un semplice ricordo. Per noi cappuccini, ma credo anche per le suore di Maria Consolatrice, e per gli stessi semplici laici, può diventare un’occasione utile e preziosa per conoscere meglio p. Arsenio, per comprendere lo spirito con il quale visse quell’evento della sua vita e per lasciare che ci aiuti tutti a rinnovare la grazia del nostro battesimo e della nostra professione religiosa, con il suo esempio e la sua intercessione. Faccia in modo che la nostra professione non sia vissuta per abitudine, ma venga riqualificata ogni giorno affinché possiamo essere più fervorosi, più coerenti e più eloquenti nel mondo e nella chiesa in cui viviamo.

Vorrei proporvi una meditazione piuttosto che una conferenza. Per questo lascerò ampio spazio alle parole di p. Arsenio, perché lui solo può dirci quello che ha vissuto in occasione della sua professione da cappuccino e quindi può diventare maestro e modello oltre che intercessore. Do per scontato che chi legge conosca un po’ la sua vita.

Parto da quel preziosissimo manoscritto autobiografico che ho pubblicato con il titolo: Esercizi spirituali in preparazione alla professione semplice da cappuccino edito nel 2007. Questo testo ci rivela tantissime cose. Ad esempio, come p. Arsenio è riuscito ad entrare nella nuova vita di frate cappuccino, che in quel tempo era tra gli ordini più rigorosi, senza rinnegare le sue esperienze precedenti: di sacerdote diocesano, di gesuita e di fondatore dell’Istituto delle suore di Maria Consolatrice.

Quando ho presentato questa pubblicazione, mi ero posto una domanda: p. Arsenio divenne cappuccino per scelta o per ripiego dopo varie esperienze rivelatesi negative? Avevo risposto che i documenti, e specialmente questo testo, provano che fu una scelta di vita convinta ed impegnata, di altissima spiritualità per la sua santificazione personale e per un modo nuovo di essere presbitero: quello dei cappuccini di allora, che erano ben diversi dai preti diocesani e dai gesuiti.

Avevo anche riassunto l’esperienza del noviziato cappuccino di p. Arsenio nel modo che ripropongo, perché non si può parlare della sua professione senza pensare a quello che ha comportato per lui la preparazione, cioè il noviziato fatto a Lovere.

Proviamo un po’ a pensare cosa ha significato per un uomo maturo il noviziato: aveva 53 anni quando fece la vestizione cappuccina e incominciò il periodo formativo più impegnativo e ne aveva 54 quando fece la professione temporanea. Cosa voleva dire per uno che aveva già fatto tutta la preparazione al sacerdozio, che aveva fatto il noviziato e il curriculum formativo nei gesuiti, che era stato direttore spirituale di tante anime, che aveva fondato, diretto, formato e scritto le regole per una congregazione religiosa femminile, rimettersi in formazione e fare tutto quello che facevano i ragazzi molto più giovani di lui? I suoi compagni avevano 16-17 anni. Non veniva dispensato da nulla, fuorché dalle cose che erano poco consone al fatto di essere già presbitero. Per il resto faceva, come tutti gli altri: penitenze molto aspre, digiunava tutte le quaresime prescritte dalla Regola e tutti i venerdì dell’anno, diceva la colpa (esteriore) in pubblico, si flagellava, portava il cilicio, andava scalzo, si alzava tutte le notti, ascoltava i rimproveri che venivano fatti dal maestro dei novizi, non predicava e non confessava per tutto l’anno di noviziato e forse anche per un po’ di tempo successivo. Senza una convinzione profonda ed una decisione sincera non avrebbe potuto continuare nel noviziato ed anche durante il periodo della professione temporanea, perché fece la professione solenne o perpetua come tutti gli altri, dopo tre anni, cioè il 25 giugno 1906. Anche se non avesse scritto nulla basterebbero queste cose elencate per dire che era veramente pronto ad abbracciare una vita religiosa più austera di quelle che aveva vissuto fino a 53 anni. In questi pochi richiami si evidenziano tante se non tutte le virtù di cui era già ricco, ma che ora, nella vita cappuccina, avrebbe portato a compimento.

Oggi ci poniamo altre domande: come p. Arsenio ha vissuto la sua professione cappuccina? Cosa ci insegna o cosa possiamo imparare da lui?